di Giuseppe Tovo. Mentre l’ex Roberto Mancini esordiva con l’Arabia Saudita raccogliendo una severa sconfitta per tre a uno al St James’ Park contro la Nazionale del Costa Rica, ben più importante e determinante è risultato l’impegno di Luciano Spalletti sul pietoso campo da gioco di Skopje, contro la Macedonia del Nord. Il termine pietoso è riferito, naturalmente, al terreno di gioco più vicino ad un campo di patate che non ad un terreno destinato a competizioni internazionali. Tuttavia, non è possibile giustificare il deludente pareggio con il solo terreno di gioco. E’ stato un esordio amaro, ma di certo il nuovo tecnico ha avuto pochissimo tempo per conoscere, allenare e selezionare i suoi calciatori. In effetti, in questo esordio, la nuova nazionale del tecnico di Certaldo, ha per certi versi, ricordato nelle trame e nella tecnica di gioco l’ultimo Napoli vincitore del Campionato. Triangolazioni strette, insistenza sulle fasce, pressing a centrocampo per impedire la costruzione del gioco avversario, sono tutte cose che, almeno nel primo tempo, gli Azzurri hanno fatto vedere abbastanza bene. Certo “gli attori” sono diversi, anche se Spalletti – così come ironicamente dichiarato nella conferenza precedente la partita – ha potuto “pescare” tra i migliori; ma forse è proprio il livello di questi migliori ad essere veramente basso rispetto alle nazionali di qualche anno fa. I nomi sono “altisonanti”: Barella, Cristante, Tonali sono sulla carta centrocampisti di livello; qualcuno pagato oltre gli ottanta milioni di euro; qualcuno addirittura inserito negli aspiranti al Pallone D’Oro; ma forse non è tutto oro quello che luccica… I modesti macedoni, dopo aver subito nel corso del primo tempo la pressione degli azzurri ed il fortunoso gol del neo Capitano Ciro Immobile, sono risorti come l’Araba Fenice, hanno preso in mano le redini del gioco ed hanno raggiunto su punizione un pareggio, in fin dei conti, meritato. Così come il Napoli di sabato scorso contro la Lazio, anche l’Italia del secondo tempo è stata irriconoscibile: seconde palle perse, pressing non efficace, forse un po’ di stanchezza e forse anche un po’ di “braccino corto” nel momento in cui, più che conservare l’irrisorio vantaggio, era necessario incrementarlo e chiudere la pratica. In fine, resta aperto il grave problema del gol: l’Italia segna pochissimo, quattro gol contro i sedici dell’Inghilterra ed i margini per la qualificazione sono sempre più ristretti. Martedì a Milano, contro l’Ucraina, la partita decisiva. Sembra incredibile, ma ancora una volta serve un miracolo. Chissà, dopo il Napoli Campione dopo trentatre anni, il buon Luciano potrebbe riuscirci! Naturalmente tutta l’Italia se lo augura.