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Gioia Africana, le collezioni preziose nate dal design e dall’innovazione. Romualdo Pettorino (CNA Orafi): “ la priorità oggi è pensare e costruire gioielli a impatto ambientale zero”

Si è svolto al Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell’Università Vanvitelli la Mostra Didattica “Gioia Africana”, presentazione delle collezioni preziose di artefatti  progettati dagli studenti  dei CdSS Triennali Design e Comunicazione per la Moda quali esiti delle tematiche affrontate negli insegnamenti di Tradizione del Design orafo e Innovazione per il Design orafo. Un momento importante di discussione sul settore e sulle strategie e modalità di innovazione tecnologica e di gusto che già da tempo è attiva nell’intera filiera orafa. Alla presenza tra gli altri di Ornella Zerlenga, Direttore del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale; Danila Jacazzi, delegata Terza Missione DADI; Roberto Liberti, Coordinatore del CdS Design per la Moda DADI; Maria Dolores Morelli, Coordinatore del CdS Design e Comunicazione DADI, e l’orafo Gustavo Renna, si è parlato dei “Gioielli energetici”, elaborati partendo dalla conoscenza dei principali simboli energetici, le collezioni “I dream of a Jewel” per il  concorso promosso dal DADI e dalla Gioielleria Corvino. Di grande pregio i preziosi  di  “Gioia Africana” progettati a partire da designer africani, in materiali e modalità compositive tipiche locali ibridando geopolimeri innovativi e sostenibili a basso impatto ambientale. “La lezione africana è importante, anzi oserei dire fondamentale – esordisce Romualdo Pettorino, presidente di CNA Orafi Campania – anche in considerazione della rimodulazione in chiave moderna del gioiello e di ciò che gravita intorno alla sua lavorazione”. Il noto gemmologo, intervenuto nel polo universitario di Aversa ha poi continuato: “Prioritaria oggi è l’ecosostenibilità di un gioiello in un continente come quello africano ricchissimo di materia prima,  diamanti, brillanti e pietre di colore. Da assimilare la lezione africana che ha saputo individuare in un design semplice come teschi corde e pietre normali, una tessitura moderna del gioiello ad impatto zero, un gioiello che comunica non solo con chi lo acquista, ma anche e soprattutto con l’ambiente dal quale proviene”. Il presidente Pettorino ha poi sottolineato: “Si tratta in pratica di una cultura comunicativa antica ma dal cuore modernissimo, che nel tempo e con l’esperienza tecnologica e innovativa è diventata essenza preziosa globale. La cultura occidentale è molto più glamour, ma manca di una visione ecosostenibile come quella africana che oggi a noi insegna tanto”. Il numero 1 degli orafi campani di CNA ha poi concluso: “Dal cosiddetto continente nero arriva un messaggio forte e distinto, giunge a noi una nuova metodica per i gioielli ad impatto zero, e sono felicissimo che le nostre Università siano state le prime a recepire questa lezione fatta di materie prime povere come l’ebano, il legno e tanti altri supporti con i quali pensare e costruire gioielli unici ed inimitabili come nella nostra grande tradizione orafa. Azzerare l’impatto ambientale del gioiello vuol dire concedere nuova vita ad una emozione che brilla ma non inquina”.

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