Una bella serata per Faustino Canè il napoletano di ” Rio de Janeiro”
organizzata magistralmente dell’Editore
Maurizio Cuzzolin che in compagnia dell’Autore, Adolfo
Mollichelli e del protagonista del libro, Faustino Canè, ha
visto partecipare Josè Altafini, per la prima volta a
Napoli dopo moltissimi anni, Vincenzo Montefusco ed il
giornalista Carlo Verna, prefattore del libro.
In una cornice da stadio, tra amici e pubblico,
la sala dei trofei del Circolo Posillipo era stracolma.
Posti in piedi per onorare la
carriera sportiva e per celebrare la grande umanità di
Canè, una persona speciale ed amatissima dai napoletani.
Idolo dei tifosi, è entrato nel cuore di tutti non solo per le
sue gesta sportive ma anche per le sue scelte di vita.
Sposa una napoletana, la Signora Adele Papa ed è a
Napoli che sceglie di vivere. Attualmente siamo alla
quarta generazione in quanto bisnonno!
Il suo nome Jarbas, il suo cognome Faustino, ma per tutti
è sempre stato CANE’ e questo evento celebra il mito del
napoletano di Rio de Janeiro!
Arriva in Italia il 29 luglio del 1962, all’alba dei
favolosi anni sessanta. Acquistato dall ‘Olaria da
Achille Lauro, il Comandante dell’omonima Flotta
allora Presidente del Napoli. La leggenda narra che il
procuratore Josè da Gama avesse presentato al
Presidente tre foto di giocatori brasiliani ed il
Comandante pare abbia scelto Canè “perchè è o cchiù
scuro, accussì i difensori se mettono appaura!”
Da quel giorno Cané, è subito sentito anch’egli figlio
di Partenope, città che non ha mai più lasciato.
Pesaola lo trasformò da centravanti ad ala e fu la sua
fortuna. Aveva un tiro micidiale che i napoletani
soprannominarono “ a cagliosa”!
Le sue gesta ispirarono la fantasia dei tifosi napoletani.
E fu così che una domenica in curva apparve uno
striscione irriverente con la scritta Didì, Vavà e Pelé sit a
guallera ‘e Cané.
CARLO VERNA
Canè è tutt’oggi una bandiera del Napoli ed i tifosi si
rivedono in lui per la semplicità e la simpatia che ispira.
Uno di noi, è così che i tifosi lo definiscono.
Maurizio Cuzzolin sottolinea quanto Canè “sia stato un
protagonista di un calcio che non esiste più, un calcio
fatto di passione e di sentimenti profondi nei confronti
della maglia che si indossava, un calcio in cui ogni
squadra aveva la sua bandiera, ovvero il suo uomo
simbolo che per niente al mondo avrebbe cambiato
casacca. Un calcio assolutamente meno esasperato in
tutti i sensi, in cui gli interessi economici non erano
sempre in grado di prevalere sul senso di appartenenza”
Canè è legato all’autore Adolfo Mollichelli da una
fraterna e profonda amicizia. Gli ha raccontato la sua
vita e gli ha confessato “ho la cittadinanza italiana,
ma ho un sogno nel cuore, il riconoscimento di
cittadino napoletano. Ne sarei immensamente felice!”
e mentre pronunciava queste parole Mollichelli
racconta che
“gli luccicavano gli occhi”.
Il suo compagno di
squadra Josè Altafini, quando venne a Napoli portò
nello spogliatoio azzurro oltre alla sua classe la sua
allegria contagiosa e con Cané e Sivori composero il
trio delle meraviglie. Due brasiliani, José e Faustino,
dal carattere diverso ma legati da un sentimento
profondo manifestato attraverso il lungo ed affettuoso
abbraccio in cui si sono uniti, commuovendo non solo
i protagonisti, ma anche tutti i presenti, proprio come
nelle favole a lieto fine.
comunicato stampa M.C.